Alessandro Carnevale: L’arte di divulgare la realtà

"Non esiste una verità assoluta. Oggi tutto dipende dalla prospettiva in cui si guardano le cose."
Alessandro Carnevale

C'è un momento, parlando con Alessandro Carnevale, in cui ti rendi conto che non sta parlando solo di arte.

Sta parlando della realtà. Di come la osserviamo, di come la filtriamo, di quanto (spesso) ci sfugge.

Classe 1990, una vita che ha attraversato musica, pittura, scrittura, televisione, divulgazione digitale.

E un’idea molto precisa: l’arte è ovunque, basta sapere guardare.

Con il suo tono calmo, Alessandro ci porta dentro il suo mondo: un mondo fatto di ferro, di scienza, di bellezza nascosta.

Alessandro Carnevale ritratto in bianco e nero, artista e divulgatore contemporaneo

Le anime che si alternano

Quando gli chiediamo come convivano in lui le tante anime — artista, scrittore, musicista, content creator — Alessandro non esita.

"Dipende dai periodi. Da ragazzo pensavo che la musica sarebbe stata il mio percorso, poi ho cambiato rotta e mi sono dedicato all'arte, esponendo anche a New York e Hong Kong. Con la pandemia tutto si è fermato e casualmente sono entrato nel mondo della televisione."

Alessandro Carnevale mentre lavora su una lastra di ferro ossidata in studio d’arte


Lì è nata la mia attività di divulgazione, che oggi porto avanti con passione."

La divulgazione come scelta di metodo

In un mondo in cui molti artisti inseguono l’espressione personale, Carnevale sceglie la via della condivisione.

"La divulgazione richiede rigore. Ho un'anima legata anche alle scienze, come fisica e chimica.
Cerco di unire arte, psicologia e sociologia, mantenendo un approccio logico e scientifico.
L'ipersoggettività va bene, ma deve essere mediata da un'analisi lucida."

Divulgare, per lui, significa connettere emozione e pensiero.

Le origini: ferro, chimica e identità

Parlando del suo percorso, Carnevale sorride. Nulla è stato tradizionale.

"Ho iniziato al liceo artistico, ma ero affascinato anche dalla filosofia e dalla fisica. Dopo l’Accademia di Belle Arti, ho scelto materiali non convenzionali come il ferro.
Ossidavo le lastre controllando i processi chimici, come un alchimista moderno.

Alessandro Carnevale mentre utilizza il fuoco su una lastra di ferro durante un processo artistico
Credit: tratto dal docu-short “Absence Atlas”


"Volevo creare colori e forme uniche su superfici non tradizionali."

La materia come costante narrativa

Il ferro non è solo un materiale: è identità.

"La materia è sempre stata centrale. Ho rifiutato materiali più semplici, preferendo il ferro anche se difficile da gestire. Attraverso di esso racconto l'identità post-industriale del luogo in cui sono cresciuto."

Alessandro Carnevale mentre crea un’opera su lastra di ferro ossidata utilizzando una fiamma
Credit: tratto dal docu-short “Absence Atlas”

Le influenze: Turner, Kant e i mostri industriali

Le sue influenze? Radicate nella storia e nella filosofia.

"Formalmente, il mio lavoro ha un'impostazione molto romantica. Osservando una lastra di ferro arrugginita, vedevo paesaggi simili a quelli di Turner: cieli incendiati, natura potentissima. C'è una concezione dello Sturm und Drang e del sublime kantiano che mi accompagna. Nei paesaggi post-industriali, che sono mostri ecologici ma anche memoria di lavoro e sacrificio, cerco di restituire dignità estetica.
Sono luoghi abbandonati che conservano energia e fascino."

Alessandro Carnevale osserva tre opere post-industriali su lastre di ferro ossidato
Credit: tratto dal docu-short “Absence Atlas”

L'arte come comunicazione

Oggi, essere artisti significa sapersi muovere in un mondo liquido.

"Ormai ho quasi abbandonato la produzione artistica per dedicarmi alla divulgazione.
L'arte oggi si trova nella comunicazione.
C'è un mercato solido, ma la massa — lo sciame digitale — non è più dentro quei circuiti.
Gli artisti non sono più rockstar come Duchamp o Picasso.
Le dinamiche dell'arte influenzano la comunicazione digitale e la vita quotidiana senza che ce ne rendiamo conto.
Il mio compito è smascherare questa presenza nascosta, discostare il velo di Maya."

La filosofia dell’estetica

Secondo Carnevale, l’estetica — come la verità — non è mai fissa.

"L'estetica va ridiscussa in continuazione.
Come diceva Dino Formaggio: l'arte è tutto ciò che decidiamo di chiamare arte.
Viviamo nell'epoca della post-verità: ogni opinione ha una visione complementare o opposta.
Anche l'estetica è parte della collettività, non è fissa.
Se non siamo noi a scegliere cosa ha valore, lo farà qualcun altro: un critico, un collezionista, il mercato.
L'arte è uno specchio della società.
L'estetica restituisce ciò che siamo come esseri umani."

Futuro: arte, biotecnologia e intelligenza artificiale

Il futuro? Non fa paura, se lo conosci.

"Nulla si pone limiti, se non per esigenze scientifiche o di sicurezza.
La paura nasce dall'ignoranza.
L'intelligenza artificiale, come diceva Umberto Eco, crea chimere: prende codici estetici esistenti e li riassembla.
Più conosciamo qualcosa, meno ne abbiamo paura.
Censurare nasce dalla paura dell'ignoto.
La conoscenza invece depotenzia la paura."

Sguardo al futuro

E sui suoi progetti futuri, Alessandro è chiarissimo:

"Continuerò a lavorare nella comunicazione e nella divulgazione.


I social stanno cambiando gli equilibri sociali e il futuro si giocherà tutto attorno alla consapevolezza digitale.
Voglio aiutare le persone a leggere meglio la realtà."

"Nel momento in cui si vede un po' meglio la realtà, si capisce qualcosa di più anche su quello che siamo noi e su quello che ci sta accadendo."
– Alessandro Carnevale

Con lucidità, pazienza e una visione limpida, Alessandro Carnevale continua a costruire ponti tra arte, pensiero e vita quotidiana.
E il suo viaggio, ne siamo certi, è solo all’inizio.

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Veronica Sterrantino

14.4.2025