Viviamo in un tempo in cui anche il lusso ha messo il turbo. Le collezioni si alternano più velocemente di un reel su Instagram, e tra un aperitivo e un algoritmo, finiamo per credere che una borsa da migliaia di euro racconti più di noi stessi che il nostro stesso stile di vita.
Ma dietro quei manici lucidi e cuciture millimetriche si nasconde spesso una verità molto meno scintillante.
Una verità che, ultimamente, ha cominciato a fare capolino sui social con video virali che lasciano poco spazio all’immaginazione.
È diventata una tendenza quasi irresistibile: video che mostrano lavoratori (o presunti tali) all’interno di fabbriche che realizzano accessori di lusso, mentre rivelano – spesso con tono disilluso – i costi reali di produzione.
Una borsa venduta a cifre astronomiche? Prodotta con poche decine di euro. Il resto? Marketing, status symbol e desideri ben confezionati.
Questi video – che si moltiplicano soprattutto in contesti geopolitici tesi, come quelli attuali tra Cina e Stati Uniti – sollevano interrogativi profondi: quanto vale davvero ciò che compriamo? E soprattutto, cosa stiamo pagando? La qualità, l’immagine o solo l’idea di sentirci parte di qualcosa di esclusivo?
Il lusso un tempo era sinonimo di tempo: quello che ci voleva per selezionare una pelle perfetta, per lucidare una fibbia in ottone, per cucire a mano con ago e filo, un punto alla volta.
Oggi, in troppi casi, è diventato sinonimo di produzione seriale, tempistiche ridotte e campagne pubblicitarie milionarie.
Le mani esperte che costruivano oggetti unici vengono spesso sostituite da processi automatizzati che producono in quantità, non in eccellenza.
Eppure, il prezzo resta alto. Altissimo. Ma invece di pagare la qualità, si paga il sogno: l’aura attorno a un marchio, la promessa di uno status, l’illusione che "quel nome" dica tutto di noi.
È una partita giocata tra chi vende visibilità e chi acquista appartenenza.
Ma il vero lusso non si trova negli scaffali illuminati dai neon. Vive nei laboratori dove il silenzio è rotto solo dal suono del cuoio che si tende, delle forbici che scorrono precise, delle mani che parlano un linguaggio antico fatto di sapere e pazienza.
L’artigiano non lavora per la massa: lavora per chi sa vedere.
In questo mondo accelerato, supportare l’artigianato è un atto rivoluzionario.
Significa sostenere piccole imprese, famiglie, tradizioni. Significa dire "io scelgo la qualità, non la quantità".
E sì, significa anche accettare che un oggetto richieda tempo per nascere – come tutte le cose belle.
Un piccolo vademecum alla Carrie Bradshaw – ma senza il tacco 12:
Alla fine, il vero lusso non è solo in ciò che compri, ma in ciò che scegli di non comprare.
È saper distinguere tra valore e prezzo. È dare importanza alla storia, alla tecnica, all’anima di un oggetto. È uscire dal negozio – o dallo shop online – con qualcosa che non ti racconta solo chi vorresti essere, ma chi sei davvero.
E se qualcuno ti chiede perché hai preferito quella piccola borsa artigianale al modello virale della stagione, rispondi pure con un sorriso: "Perché il vero lusso non ha bisogno di urlare il proprio nome."
16.4.2025